No; il mio 1982 non ha niente a che vedere con la vittoria italiana dei mondiali di calcio spagnoli. Oppure in un certo senso sì, visto che la finale la vidi dal letto della stanzetta assegnatomi dall'ospedale di Varzi in compagnia dei malati di metà ospedale. La vedemmo nel piccolo TV rosso in B/N e con l'antenna a baffo, repertorio di catodica storia che in qualche cantina dovrei ancora avere. Quello che segue è il racconto di una malattia che mi rubò sei mesi di giovinezza ma che in cambio, del tutto involontariamente, mi diede qualcosa, anzi; mi diede molto. Che ci volete fare? In quest'isolamento da Covid certi ricordi tornano vividi alla mente. Il primo WA è un introduzione. A seguire, il sintetico racconto che divisi in più stati WA. In conclusione, un paio di citazioni.
Introduzione
Avete sempre vessato i più onesti. Per oltre quarant'anni avete raccontato bugie sull'economia. Sulle stragi vige ancor oggi un'omertà che origina nebbie eternamente indissolubili. La meritocrazia continua a essere una chimera. Gigi D'Alessio è un grande musicista e Amadeus da tre anni a questa parte è il meglio che abbiamo per presentare e organizzare il festival della nostra ormai ex-musica. Ragazzi! La Fiducia la si guadagna! Mica la si riceve in regalo sotto l'albero ogni Natale! Non è che la gente non crede alla scienza: la gente non crede più a voi! Perdinidrindina!
Una storia vera
Nel 1982 avevo quattordici anni. A seguito di una ventina di giorni di una malattia che m'immobilizzò a letto con febbre, scompensi intestinali e dolori inenarrabili cui i medici che mi curarono a casa non ne vennero a capo, venni ricoverato al reparto infettivi del policlinico San Matteo di Pavia. Tanto per restare in tema, fu isolamento. ...ma mica dieci giorni, no cari... Fu Febbraio. I medici del reparto per più di tre mesi non capirono cosa avessi, se la mia malattia fosse epatite o chissà cos'altro. Perché fu malattia strana per essere epatite e strana anche per essere una malattia diversa dall'epatite. Mi curarono con massicce dosi di cortisone che neppure i cavalli avrebbero tollerato per così tanto tempo. Ma sembrò essere l'unica cura che potesse tenere a bada una VES impazzita. ...e analisivisiteisolamentoecortisone, analisivisiteisolamentoecortisone, analisivisiteisolamentoecortisone, i giorni, le settimane e i mesi passarono. Io intanto, da magrissimo che ero, cominciai a gonfiarmi fino ad arrivare sfigurato in una mongolfiera e più peloso di Lucio Dalla. Quando gli scienziati del reparto infettivi furono informati di cosa avessi e scoprirono così di aver sbagliato ogni ipotesi di diagnosi - perché non furono loro a scoprire che malattia avessi, nossignori, e non vi dico come furono informati della mia malattia perché più che dello scientifico ha del comico/drammatico - cambiarono cura ma non mi tolsero né l'isolamento né il bombardamento di cortisone. E io che mi gonfiavo, mi riempivo di peli, ma non accennavo minimamente a guarire. Fu in preda a disperazione che mio padre e mia zia chiesero aiuto al Professor Maggi, primario del piccolo/grande ospedale di Varzi, un piccolo paesino di poche anime dell'oltrepò pavese dove vide i natali mia madre, dove tutt'oggi abita mia zia e dove fanno un salame della Madonna. Il professor Maggi come vide i dati clinici quasi rubati al reparto infettivi del policlinico San Matteo di Pavia, arricciò il naso e disse: "Sì; sembra proprio essere endomiocardite. Non credo che la cura che gli stanno facendo funzioni; se dopo tutto questo tempo non ci son stati risultati apprezzabili, il dubbio è più che scientifico. Per come la riesco a vedere io in questo momento, l'endomiocardite potrebbe essere di origine batterica e non virale: portatemi qui il ragazzo che proviamo un'altra cura." Così mio padre decise di portarmi a Varzi. I medici del reparto infettivi del San Matteo, primario del reparto compreso, fecero muro contro il mio trasferimento e si opposero con tutti i mezzi a loro disposizione primo tra i quali lo spavento, la paura, quel terrorismo in vigore fin dai primissimi giorni del mio ricovero. "Guardi signor Religioso che se lei porta via suo figlio di qui, suo figlio muore!" Anche a me, un ragazzino che ormai aveva compiuto quindici anni da circa un mese, questa scienza non risparmiò minacce, Fu così che un bel giorno di giugno mio padre firmò il documento che sollevò i medici del San Matteo da qualsiasi responsabilità conseguente alla folle scelta ignorante-paterna-disperata di trasferirmi dal rinomato ospedale di Pavia a un piccolo ospedale di campagna, mi caricò in auto e mi portò a Varzi. Lì finì il mio isolamento: mi sistemarono nella stanza doppia di in un reparto comune ...e già questo vi garantisco che mi fece stare meglio. Certo; ormai sfigurato dal cortisone com'ero sembravo il mostro di Loch Ness, ma lì non me lo fece pesare nessuno. Lì erano tutti più simpatici, più gentili; ritrovai pure l'infermiera gentile che da qualche tempo non vedevo più agli infettivi del San Matteo e che era la mia infermiera preferita, quella con cui parlavo sempre e che quando non la vidi più, un po' mi mancò. Quando le chiesi come mai qui, lei rispose "Una scelta di vita,. Sta di fatto che dopo circa una settimana di cura del professor Maggi tornai a correre; dopo mesi che non riuscivo più a farlo: e chi se le scorda più le corse intorno alle mura esterne del piccolo ospedale? Dopo l'ottimismo iniziale ebbi una reazione allergica a un farmaco che mi allettò nuovamente. Il professor Maggi allora modificò leggermente la cura, non so se togliendo o riducendo il farmaco che scatenò la reazione allergica, e dopo neppure un mese di ricovero in Oltrepò pavese fui dimesso dall'ospedale del paese del salame completamente guarito. ...e dire che solo un mese prima questo finale pareva impossibile e irrealizzabile a ciascuno dei maggiori protagonisti di questa storia vera...
Questo racconto per dire cosa?
Per dire questo: quando dite “La Scienza”, usate il cervello. Non staminkia!
Conclusione
Volete sapere come lo staff scientifico del reparto infettivi del Policlinico San Matteo di Pavia nel 1982 scoprì la mia endomiocardite? Magra soddisfazione sarebbe raccontarlo. La cosa che mi fa ridere è che ciò che successe singolarmente a me nel 1982 oggi mi sembra che si stia riproponendo su scala mondiale. Perché quando dei presuntuosi cazzari si travestono da scienziati o da politici o da qualsiasi altro sapientone presuntuoso prendendosi troppo sul serio, producono un cortocircuito che genera drammatiche ilarità. Penso convintamente che La Scienza debba essere piena di tanti dubbi e poche certezze. Penso, con affetto e nostalgia, di essere stato davvero fortunato nel 1982 a incontrare La Scienza del Professor Maggi, un Medico che dopo pochi giorni di una cura che stava funzionando ma che provocò reazione da intolleranza non esitò neppure un attimo a modificare la cura. Mi piace pensare alla Scienza come penso al rischio perché penso che più la vita è rischiosa, più è bella, e interessante, e piena di scoperte. Perché sono quasi sicuro che se non avessi incontrato La Scienza individuale del Professor Maggi, oggi sicuramente non sarei qui a scrivere minkiate.
Citazione parafrasata
"Se la gente pensa che le dittature avvengano senza il consenso dei popoli, beh... la gente si sbaglia di grosso!"
Un Charles Baudelaire leggerissimamente parafrasato
Citazione
"Si tende a pensare che siano i vecchi i più fervidi conservatori. Non sempre è così. Di solito i più fervidi conservatori sono i giovani che hanno voglia di vita, ma che non pensano, né hanno il tempo di farlo, a quale sia il modo migliore per vivere, prendendo così a modello lo stile di vita precedente,"
Lev Tolstoj