Mi piace sbagliare.
In fondo l'errore è costruttivo, insegna.
Non ho scritto che mi piace perseverare: ho scritto che mi piace sbagliare.
Sbagliare può voler dire tentare qualcosa di nuovo, evadere dal format, dal topos, dalla routine, dall'abitudine: sbagliare può voler dire "osare". "Sognare".
Mi piace più perdere che vincere.
Dalla vittoria, dal perseverare nella vittoria, non s'impara nulla di diverso dal vincere, mentre la sconfitta stimola il miglioramento, l'apprendimento, la curiosità: mentre la sconfitta fa crescere, la vittoria nasconde gli errori.
Si può infatti vincere per culo, per doping, per raccomandazione, per autorità limitando la potenzialità dell'avversario con la forza oppure eclissando il talento dell'antagonista con il potere mediatico, potere mediatico che solitamente è proprietà di coloro che perseverano nella vittoria; ché non si creda che la vittoria sia matematica conseguenza di abilità, eh...
Arrivò anche per me il tempo della vittoria ma non m'innamorai d'ella, anzi; la odiai!
Tornai a sbagliare.
E a perdere.
E a essere curioso.
Tornai a crescere.